Nowhereland - Il mondo dell'Arte


  1. Jonathan Wilson: live in Sestri Levante
    Recensione dello splendido concerto di Jonathan Wilson a Sestri Levante

    289v4ie Foto: Matteo Torriglia
    Rilassata atmosfera sestrese, macaia in cielo, a pochi passi il mare. Il palco dell'arena teatro Conchiglia, a Sestri Levante, è pronto: dall'amplificatore per basso Orange al clone Hammond, ogni cosa è al suo posto e aspetta l'arrivo di Jonathan Wilson e della sua band.
    Poi la sera cala e il pubblico comincia ad assieparsi sui gradoni del teatro all'aperto, attirato dall'originale sound di Wilson e dalla garanzia di qualità che offrono in ogni occasione gli eventi del Mojotic Festival di Sestri Levante.
    Alle 21.15 sale sul palco Omar Velasco, chitarrista della band, che apre con cinque pezzi propri, orientati verso il folk rock, fra i quali almeno un paio davvero pregevoli.
    Sono circa le 21.45 invece, quando Jonathan Wilson e i suoi musicisti salgono sul palco, per iniziare con "Lovestrong", pezzo tratto dall'ultimo album: "Fanfare". Il pubblico viene subito proiettato nella galassia musicale di Wilson: dove i suoni di David Gilmour si mischiano con le melodie di Arlo Guthrie, dove il timbro di Bob Dylan incontra i cori di Crosby, Still, Nash & Young, dove la chitarra di George Harrison va a spasso per la "Frisco Bay". Rock psichedelico? Country? Space rock? Beat americano? Forse solamente il suono tipico di un musicista che viaggia e incontra, che studia il passato, conservando una certa leggerezza che rende sempre piacevoli le sue canzoni.
    Dopo l'ottimo "Gente Spirit", del 2011, arrivato dopo una vita dietro le quinte della musica americana, come produttore, Wilson ha fatto uscire "Fanfare" nell'ottobre 2013 (ne abbiamo parlato in uno dei nostri primi articoli ndr). Il singolo "Love to Love", in particolare, ha travolto con la sua energia moltissimi appassionati e ha trovato buona fortuna anche in alcune radio nazionali del nostro paese.
    Il teatro Conchiglia è in estasi per la precisione e la bravura dei musicisti sul palco, in particolare spiccano (così come in "Fanfare") i lavori e gli assolo del tastierista Jason Borger, ma in generale tutta la band dimostra spiccata preparazione e affiatamento; il suono che esce dalle casse è di altissimo spessore. Esaltano il pubblico specialmente una carichissima "Dear Friend", una "Valley of the silver moon" da venti minuti e la conclusiva "Love to Love", acclamata a gran voce.
    Jonathan Wilson, live, non solo conferma le ottime performance in studio, ma le migliora, aggiungendo un tiro non indifferente e coinvolgendo al massimo il pubblico, proiettandolo in qualche angolo della baia di San Francisco, in un momento qualsiasi, sul finire degli anni '60.

    Matteo Torriglia

    Edited by Matteo Torriglia - 3/8/2014, 18:56
    Last Post by Matteo Torriglia il 3 Aug. 2014
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  2. Jersey Boys
    Recensione dell'ultimo film di Clint Eastwood

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    Cinema
    Critica
    By Matteo Torriglia il 31 July 2014
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    5zmaup
    Dopo i successi dell'ultima decade, Clint Eastwood, per il suo nuovo film, decide di riprendere un musical e di raccontare al mondo la storia di Frankie Valli e dei Four Seasons, storico gruppo di beat e doo-wop statunitense. Per farlo, proietta fin dalle prime scene il pubblico in un quartiere malfamato del New Jersey, vicino a New York, dove, fra la povertà e i piccoli crimini, i protagonisti crescono. Tommy DeVito (Vincent Piazza) fra una condanna a sei mesi e l'altra, prova a sfondare con una piccola band, dal nome, all'inizio, cangiante, senza troppo successo. La svolta avviene quando si decide ad inserire nel gruppo un giovane ragazzino, suo amico, con una particolarissima e straordinaria voce, di nome Frankie Castelluccio (John Lloyd Young) il quale, dopo aver cambiato il proprio cognome in Valli, consiglia a Tommy di assumere un talentuoso tastierista e compositore, Bob Gaudio (Erich Bergen) che, insieme al bassista Nick Massi (Michael Lomenda) va a comporre il quartetto definitivo, che viene chiamato "The Four Seasons". Da lì in poi, grazie anche all'aiuto del boss Gyp De Carlo (Cristopher Walken), i quattro, affiancati dal produttore Bob Crewe (Mike Doyle) inanelleranno un successo dopo l'altro, diventando, in poco tempo, molto popolari e consegnando alla storia classici come "Sherry" e "Walk like a man". Ma come spesso succede, per il gruppo, all'apice del successo succederà una repentina rovina, che vedrà il solo Frankie Valli resistere come solista, fino alla introduzione del gruppo, riunito ancora, nella Vocal Group Hall of Fame, nel 1999. Il film si chiude, con un omaggio al musical dal quale proviene, con i protagonisti che cantano e ballano in strada.
    Il film pone l'accento, fin dal titolo, sulle origini dei protagonisti: un quartiere governato dalla mafia, in cui loro orbitano, fra piccoli furti e accordi di onore. Una partenza dalla quale i quattro non riuscirono mai ad allontanarsi definitivamente e che influenzerà sempre le loro vite. La criminalità viene passata attraverso la lente della contestualizzazione, nel film e perciò, risulta tollerata e, in alcuni casi, inevitabile.
    L'altra protagonista assoluta è la musica; per la splendida colonna sonora e per il suo essere, come spesso accade, foriera di riscatto.
    Da segnalare un ottimo Vincent Piazza, nei panni dell'interessante figura di Tommy che, innamorato della sua musica, ma incapace di riscattarsi, metterà la band nei pasticci più volte.
    Da segnalare anche la buona prova del protagonista John Lloyd Young che, saggia scelta di Eastwood, viene chiamato per la prima volta sul grande schermo, per interpretare quel Frankie Valli che aveva sempre interpretato nel musical.
    Nel complesso, Clint Eastwood dirige una commedia piacevole, non paragonabile con alcuni dei suoi ultimi capolavori quali "Gran Torino" o "Invictus&quo...

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    Last Post by Matteo Torriglia il 31 July 2014
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